Che cosa sono i Pfas
I Pfas rappresentano una categoria di sostanze chimiche artificiali molto ampia: se ne contano 4700 tipi diversi, utilizzati in una varietà di prodotti di consumo e sistemi industriali a causa delle loro proprietà uniche, ad esempio per aumentare la repellenza all’olio e all’acqua, ridurre la tensione superficiale o resistere a temperature elevate. I più conosciuti sono l’Acido Perfluoroottansulfonico (PFOS) e l’AcidoPerfluoroottanoico (PFOA), entrambi appartenenti ai surfattanti organici (per)fluorurati.
Il rischio Pfas
Come spiegato nel briefing “Emerging chemical risks in Europe – PFAS” dell’Agenzia europea per l’Ambiente (Eea) presentato a dicembre 2019, le persone sono principalmente esposte al Pfas attraverso l’acqua potabile, gli imballaggi per alimenti e alimenti, la polvere, creme e cosmetici, tessuti rivestiti in Pfas o altri prodotti di consumo. Un problema non da poco, tenuto conto anche che le sostanze sono caratterizzate da una notevole resistenza nell’ambiente, associata ad una rilevante capacità di diffusione e da una persistenza molto significativa che determinano una diffusa presenza nell’ambiente idrico, nell’ambiente e negli organismi, incluso l‘uomo, dove tendono ad accumularsi nel tempo.
La Commissione europea, che ha stimato in decine di miliardi di euro all’anno il costo per le bonifiche, ha pubblicato la comunicazione sull’accordo verde europeo, che include un ambizioso “zero inquinamento” per un ambiente privo di sostanze tossiche. La comunicazione della Commissione prevede una strategia in materia di sostanze chimiche per la sostenibilità che “contribuirà a proteggere meglio i cittadini e l’ambiente dalle sostanze chimiche pericolose e incoraggerà l’innovazione per lo sviluppo di alternative sicure e sostenibili.” La comunicazione afferma inoltre che “il quadro normativo dovrà riflettere rapidamente le prove scientifiche sul rischio rappresentato dai perturbatori endocrini, dalle sostanze chimiche pericolose nei prodotti, comprese le importazioni, dagli effetti combinati di diverse sostanze chimiche e da sostanze chimiche molto persistenti.”
Il monitoraggio e l’analisi del rischio
L’OMS non ha ad oggi indicato valori guida per i PFAS in generale nell’acqua potabile che possano essere recepiti a livello di Comunità Europea. Concentrazioni massime tollerabili di PFOA e PFOS nell’acqua potabile sono state proposte a livello internazionale: per l’ US EPA sono state considerate 0,2-0,4 μg/L concentrazioni limite per esposizione per periodi limitati rispettivamente a PFOS e PFOA.
Il monitoraggio per determinare il livello di contaminazione da inquinanti ambientali deve prevedere azioni preventive, di controllo e di verifica per garantire la salute e la sicurezza dei cittadini.
Sersys Ambiente utilizza le potenzialità analitiche della cromatografia liquida ad alta prestazione interfacciata con uno spettrometro di massa ad altissima risoluzione (HPLC-HRMS) per determinare i composti perfluoroalchilici per iniezione diretta, con o senza preconcentrazione tramite estrazione in fase solida in linea (SPE on-line).
Con questa tecnica i limiti di quantificazione strumentale raggiungibili sono dell’ordine dei ng/l o di loro frazioni garantendo flussi di lavoro ad alta produttività.
La tecnologia ad “altissima“ risoluzione di massa di cui si avvale Sersys Ambiente è un alleato per l’analisi del rischio: l’alta potenza di risoluzione di massa (fino a 140.000 a m/z 200) e la precisione di massa fino a 1 ppm, combinate con l’elevata velocità di scansione, si traducono in alta sensibilità, selettività e specificità, garantendo affidabilità ai metodi analitici di conferma nella sfida contro i contaminanti emergenti.
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